venerdì 23 dicembre 2011

“De-sideribus”: il cammino dei Giovani con i 10 Comandamenti.


Quest’anno noi Giovani abbiamo intrapreso il nostro percorso catechetico scegliendo di riflettere sui 10 Comandamenti. Tutti noi, per sommi capi, li conosciamo bene, o almeno crediamo, ma ci è bastato cominciare a riflettere sulle “dieci parole”, a partire dalle ultime due, per capire che effettivamente qualcosa ci sfugge.
Non desiderare la donna d’altri”, “non desiderare la roba d’altri”. Il verbo comune all’IX e X comandamento è “desiderare”. Cosa significa “desiderare”? E che valore ha questo verbo, oggi, per noi?
Sappiamo che spesso il significato che gli è attribuito, associato ai comandamenti, è fortemente negativo. Eppure l’origine di questa parola ha in sé qualcosa di grande, di … celeste: “de sideribus”, dalle stelle. Allora perché ci leggiamo di primo acchito qualcosa di negativo?
Forse perché dal cielo, noi, ci siamo un po’ allontanati: ci imponiamo di abbandonare qualcosa, di correre lontano, di fuggire a noi stessi. Il problema, allora, potrebbe essere che ... abbiamo smesso di desiderare ciò che è veramente desiderabile. Abbiamo smesso di guardare con occhi speranzosi negli occhi di qualcuno, abbiamo smesso di parlare con fiducia a qualcuno, abbiamo imparato a fuggire dai nostri desideri, abbiamo dimenticato come questi si affrontino. Ma prima di tutto abbiamo dimenticato la natura celeste di essi: siamo nati dal desiderio di un Dio che ci ha guardati con occhi pieni di speranza  e che continua a parlarci con fiducia, che non ha mai smesso di offrirci la salvezza e che mostra ogni giorno, con gratuità, il suo amorevole desiderio.
Perché fuggire dai propri desideri? Perché non farli parlare per imparare a riconoscere ciò che attraverso di loro si annuncia?
Torniamo a sperare, torniamo a convivere con noi stessi, torniamo a sognare ad occhi aperti, con occhi puri e innocenti, con gioia e carità. Torniamo a desiderare quell’amore sincero e onesto che da sapore alla vita. Torniamo a credere nei nostri desideri più profondi per questo Natale e sotto l’albero, spesso colmo di  “falsi-bisogni”, riscopriremo il dono che può davvero riempire i nostri cuori e riportarci presso il cielo.
Melissa FELLO

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