sabato 20 febbraio 2010

La relazione trascendente


Ricordati, c’è qualcosa di nuovo tutti i giorni, se lo sai vedere”. (Hannah Hurnard).  Parto da questa affermazione per una riflessione sull’atteggiamento dell’uomo verso il trascendente e tutto ciò che ad esso allude.
L’individuo umano è stato definito nei secoli in tanti modi. Alcuni hanno detto che esso è un “animale capace di intelligenza”, altri addirittura che è stato l’”unico errore della natura” (Nichilisti).
Ma gli animali hanno il loro mondo fatto di istinti e sono soddisfatti così. L’uomo invece non è mai soddisfatto; lo può essere a periodi, ma mai in modo costante.  Tutto quello che avviene oggi (prostituzione, droga, pervertimento) denota una ricerca di esperienze trascendenti che vengono soddisfatte con “surrogati del mistero di Dio”. Per l’uomo il mondo è una prigione dalla quale vuole evadere, e ci sono due possibilità di farlo, quella che si serve delle esperienze aberranti e quella dei mistici.
L’evasione con la droga è la perversione della mistica” ebbe a commentare negli anni del 90 l’allora cardinal Ratzinger.

Anche Erich Fromm affermò che “l’uomo ha bisogno di un sistema di orientamento e di devozione”. Per i cristiani questo può essere tradotto nella necessità di un mediatore che gli sveli il Divino che è dentro di sé.
Io sono la promessa (di felicità) che non può essere mantenuta, e proprio in ciò consiste la mia attrattiva”.
E’ questa l’espressione che Paul Claudel, poeta francese, mette in bocca alla donna per l’uomo che ama. La donna rappresenta per il poeta la via che può far approdare alla felicità.  Essa è una realtà che allude ad un’altra, più profonda e nascosta.
I films più riusciti sono, infatti, quelli che alludono qualcosa  e lasciano alla fantasia dello spettatore le conclusioni . La pubblicità è un altro   esempio  di    allusione  a  ciò che  non  si   vede ma che in realtà si vuole proporre.  Ora anche l’universo è l’allusione di un’altra realtà ma, proprio per questo ricca di mistero e di fascino. 

Vedere tutto a volte può significare perdita dell’interesse, impoverimento dell’oggetto osservato.
Chiediamoci allora: a cosa allude la bellezza di una donna? Il sorriso di un bambino? La capacità di donazione della vita? I momenti in cui siamo felici? Lo spettacolo del tramonto o del sorgere del sole? Un cielo notturno costellato di stelle? La calma interiore che proviamo  all’alba in riva al mare?  Questo mondo è formato sulla tecnica del nascondimento. Se le cose perdessero la loro natura allusiva perderebbero la loro attrattiva.

Per abbracciare questa rivelazione c’è bisogno di un Tu diverso da me ma capace di trascendere il sublime. Un tu insignificante creerà un io insignificante.
(Riflessioni con un monaco di Noci – 1991)

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