lunedì 27 febbraio 2012

CRISTO NUOVO ADAMO


              Il vangelo dell’attuale anno liturgico è attraversato da un interrogativo di perenne attualità che prende forma precisa proprio in bocca a Gesù in Mc 8,27 : “Chi dice la gente che io sia?”. Proprio dal secondo vangelo apprendiamo che prima degli eventi pasquali la gente vede in Gesù un maestro, un guaritore ed esorcista, il profeta precursore del messia, mentre per i suoi discepoli egli è il messia. Gli eventi pasquali e tutta l’atmosfera pneumatica che ne segue determinano invece una profonda svolta nel modo di intendere Gesù, originando così tante cristologie.
In particolare, vi è il caso di un maestro ebreo, tale Saulo di Tarso, convertito non dall’incontro con Gesù, che probabilmente non ha neppure conosciuto, ma dall’incontro col Risorto. L’evento, di cui non è possibile precisarne i dettagli, modifica a tal punto la sua visione teologica da fargli ritenere che la salvezza non provenga dall’obbedienza alla “Torah”, ma sia gratuitamente donata dalla morte e resurrezione di Gesù. Addirittura, giunge a credere che essa è per tutti, non solo per gli ebrei: in Rom 5,12-21, attraverso una originale interpretazione di Gen 3, sostiene che la caduta di Abramo ha permesso al peccato di entrare nel mondo e di trasmettersi quasi in modo ereditario, per cui tutti sono investiti dal peccato; ma - afferma - la morte e resurrezione di Gesù ha interrotto questa trasmissione e ha ristabilito l’originaria comunione tra Dio e l’uomo, facendo dunque di Cristo una sorta di “nuovo Adamo” (il parallelismo Cristo-Adamo è esplicito in 1 Cor 15,45).
Ebbene, il brano evangelico della prima domenica di quaresima dell’anno B sembra dire la stessa cosa in modo narrativo. Per apprezzarne lo spessore cristologico occorre, però, una breve incursione in un territorio letterario scarsamente praticato dai contesti pastorali parrocchiali: quella letteratura giudaica extrabiblica consistente in una raccolta di narrazioni che i maestri ebrei iniziarono ad elaborare durante la dominazione persiana, tra il VI e il IV secolo a.C., con lo scopo di compiere una rilettura attualizzante dei testi sacri (si tratta, pertanto, di una produzione letteraria indispensabile per conoscere il modo in cui la Scrittura veniva interpretata sia all’epoca in cui tali racconti vennero alla luce che ai tempi di Gesù). Uno di questi racconti narra quanto segue.
La natura del paradiso era tale che Adamo non aveva bisogno di lavorare la terra. E’ vero che il Signore Iddio collocò l’uomo nel giardino dell’Eden perché lo coltivasse e lo custodisse, ma ciò significa soltanto che là egli doveva studiare la Torah e adempiere i comandamenti di Dio. … Gli angeli gli portavano carne e vino servendolo come famigli. Come gli angeli, anche gli animali esaudivano i suoi desideri. Erano assoggettati a lui e ricevevano il loro cibo dalle sue mani e da quelle di Eva. Il mondo animale aveva con Adamo rapporti del tutto diversi da quelli che ebbe poi con i suoi discendenti: non solo gli animali conoscevano il linguaggio dell’uomo, ma rispettavano in lui l’immagine di Dio e avevano timore della prima coppia umana.” Ovviamente tutto ciò è sovvertito dopo l’episodio della caduta: Adamo rompe l’armonia col mondo divino e gli angeli non lo servono più, pertanto, non può più occuparsi della “Torah”, ma deve faticare per procurarsi il nutrimento; inoltre, rompe l’armonia anche con gli animali in quanto questi lo minacciano ed egli deve ammazzarli per difendersi e nutrirsene.
Col suo “racconto delle tentazioni” l’evangelista Marco, che probabilmente conosce il testo appena citato, sembra dunque ricalcare, in modo narrativo, il parallelismo Cristo/Adamo paolino: mentre nel giardino dell’Eden l’“Adam” già differenziatosi in “Ish” (maschio) e “Isha” (femmina), tentato da Satana, cade realizzando una sorta di separazione con Dio e con il creato, Gesù in un deserto, tentato da Satana, non cade, ristabilendo, pertanto, quell’armonioso rapporto con le creature celesti (“gli angeli lo servivano”) e terrestri (“stava con le fiere”) che caratterizzava l’esistenza di Adamo prima della caduta.
Gennaro Capriati

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